
Quando si intraprende un percorso terapeutico con un paziente, uno dei passi più importanti da compiere è di approfondire il suo vissuto, le sue esperienze e ciò che porta in terapia. Proprio come all’inizio di una qualsiasi relazione interpersonale, il primo passo è quello di conoscersi.
Un percorso terapeutico può essere di molti tipi. Esistono davvero dalle grandi varietà di orientamenti psicologici utilizzati dai professionisti, per comprendere quanta diversità può esistere tra un professionista e l’altro ed un paziente e l’altro.
Altrettanto varia è la quantità di strumenti e di tecniche che sono presenti e che possono essere utilizzati con i pazienti. Anche rimanendo all’interno di un singolo orientamento; per esempio, gli strumenti cognitivo-comportamentali sono molteplici a seconda di quale sia l’obiettivo da perseguire.
Un aspetto ugualmente importante, però, è anche l’unicità dei pazienti. Nessun paziente è mai uguale ad un altro. Ed anche se possiamo notare delle somiglianze in molti casi, non troveremo facilmente due casi che siano completamente identici. Anche se le problematiche e gli obiettivi possono essere veramente molto simili, il vissuto di un paziente non potrà essere uguale al vissuto di un altro.
Gli strumenti ed i protocolli terapeutici che vengono impiegati, cercano di tenere conto della grossa varianza che è presente tra gli individui. Spesso infatti sono realizzati in modo da essere applicabili nonostante la differenza di vissuti che i pazienti possono presentare.
Ma perché, allora, usare i protocolli in modo acritico su ogni paziente non è il metodo giusto?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo tenere conto di una caratteristica specifica dei protocolli terapeutici: la loro generalizzabilità.
Come abbiamo visto, infatti, per poter essere utilizzato con vari pazienti, un protocollo deve considerare le possibile varietà di vissuti. Deve, quindi, essere sufficientemente generalizzabile per poter essere applicabile.
Tuttavia, le peculiarità e specificità del singolo caso devono essere comunque considerate. Applicare un protocollo terapeutico senza che l’unicità del caso venga osservato (e quindi in modo acritico) eliminerebbe degli elementi importanti per la riuscita stessa del percorso terapeutico.
I protocolli terapeutici, dunque, devono essere utilizzati come linee guida. In modo tale da aiutare terapeuta e paziente a strutturare il percorso terapeutico, ma lasciando lo spazio per poterli malleare ed adattare alla singola situazione specifica, quando necessario. Fare questo serve a fornire un intervento psicologico che sia ben pensato sui bisogni e sulle esigenze che un determinato paziente porta con sé.