Forse non tutti sanno che il termine “insonnia” viene erroneamente utilizzato per indicare un’ampia categoria di Disturbi del Sonno. In realtà essa rappresenta soltanto un particolare tipo di disturbo del sonno all’interno di una categoria che ne comprende molti altri. Prima di comprendere qualcosa in più di questi disturbi è bene spiegare che cos’è il sonno e le sue funzioni.
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Che cos’è il sonno?
La parola sonno, deriva dal termine latino “somnus”. Uno stato fisiologico opposto alla veglia, necessario all’organismo al fine di ristabilire equilibri ed energie all’interno del corpo. Durante il sonno molte delle attività normali vengono apparentemente sospese. Tuttavia non si deve considerarlo come un semplice stand-by delle funzioni dell’organismo: è uno stato attivo a tutti gli effetti! La privazione di sonno negli umani provoca sonnolenza, senso di fatica, irritabilità, progressivamente più intensa, e grosse difficoltà nel mantenimento della concentrazione e nell’abilità manuale. Ti stupirà sapere che in realtà il recupero del sonno avviene in tempi brevi, senza un rapporto temporale diretto con il tempo di deprivazione totale del sonno.
Che cosa sono i disturbi del sonno?
Quello che generalmente chiamiamo “insonnia” in realtà ha moltissime manifestazioni diverse. Pensate che l’International Classification of Sleep Disorders ha identificato 84 disturbi del sonno! C’è dunque chi dorme poco e male, e chi dorme troppo. Ma c’è anche chi dorme quando dovrebbe stare sveglio ed è ineluttabilmente sveglio quando dovrebbe dormire.
Che cos’è l’insonnia?
L’insonnia è un sintomo, riferito soggettivamente da parte del paziente come una difficoltà di addormentarsi, difficoltà di mantenere il sonno con frequenti risvegli intrasonno oppure risvegli definitivi precoci. E’ importante sottolineare che l’insonnia non è definita dalla durata totale del sonno in senso assoluto. Piuttosto dall’impossibilità da parte del paziente di riconoscere il sonno come ristorativo e capace di dare la sensazione di sentirsi riposati il giorno successivo. Il fabbisogno totale di sonno varia tra le 4 e le 10 ore. Pertanto una persona che dorme 4 ore e si sveglia riposata non ha un’insonnia, ma è semplicemente un dormitore breve sano. Un’approfondita conoscenza della causa più probabile dell’insonnia in un determinato paziente è essenziale prima di poter proporre un trattamento razionale ed efficace.
Insonnia fisiologica o psicologica?
L’insonnia psicofisiologica è una forma d’insonnia dipendente da fattori stressanti generici che alterano il sonno notturno. Si tratta quindi di una insonnia indotta da una generica tensione emotiva in assenza di altri problemi fisiologici. Ma la paura di non riuscire ad addormentarsi o di risvegliarsi precocemente creano dei condizionamenti negativi che diventano la causa principale dell’insonnia. In origine situazionale e reattiva ma, con il passare del tempo, diviene del tutto indipendente dall’occasione scatenante iniziale. L’attenzione si polarizza unicamente sull’insonnia che diventa essa stessa l’unico problema, dimenticando gli eventi ambientali che l’hanno generata. La persona perde quindi il proprio meccanismo automatico di regolazione sonno/veglia, passando ad una sorta di controllo volontario del sonno. Si instaura un circolo vizioso fra la qualità della vita delle attività diurne e la preoccupazione che ne deriva; le aspettative negative legate al sonno potenziano gli effetti negativi dell’insonnia diventando un problema oggettivo. Quanto più ci si sforza di dormire, tanto più si diventa agitati e il sonno diventa difficile!
Quale trattamento?
Il trattamento dell’insonnia con tecniche di psicoterapia comportamentale può essere efficace. La terapia del controllo degli stimoli scoraggia l’associazione tra la camera da letto e la veglia. Consigliando al paziente che non riesce a addormentarsi di alzarsi e di andare in un’altra stanza ad eseguire altre attività rilassanti fino a quando non sente nuovamente il desiderio di dormire. La psicoterapia cognitiva tende a rassicurare il paziente, fornendogli notizie e spiegazioni circa la possibilità di recuperare sonno in termini d’intensità. Correggendo giudizi negativi basati sul convincimento erroneo che il sonno debba essere valutato solo in termini di ore dormite